Lettera ad uno psicomotricista

Caro Psicomotricista,
sono il bambino in terapia psicomotoria, da qualche tempo sento i tuoi lamenti e dei tuoi affanni alla perenne ricerca della tua identità. Un’identità’ culturale, pratica, tecnica, istituzionale, giuridica.
Ho deciso di scriverti perché mi fai pena, dato che comincio a volerti bene, e la tua sofferenza mi rende triste, ma anche perché vorrei darti qualche consiglio, dal momento che, modestia a parte, di problemi d’identità io me ne intendo !!
Ho conosciuto tanti professionisti, con tanti “ perché ” chiari, lucidi, quasi luminosi, e con tanti “come” ben sperimentati e collaudati. Tanti professionisti, che forse non avevano problemi d’identità.
Poi ho conosciuto te……….
Mi meraviglio tanto dei tuoi problemi d’identità, perché io ti ho individuato subito, non ti ho mai confuso, sei unico !! Sei quello che “sa giocare” !!!
Tanti si sono occupati dei miei problemi, mi accudivano, mi curavano, mi educavano, m’insegnavano.
Persone importanti perché sono serie, almeno così dicono.
Tu, invece, ti sei presentato come uno che giocava con me. Certo devo confessarti che all’inizio mi hai preso in contropiede, ero perplesso, essere davanti ad un adulto “importante” che gioca come se fosse l’unica cosa seria della sua vita.
Devo ammettere che eri quasi sconvolgente !
All’inizio, con i problemi d’identità’ che avevo, devo averti fatto sudare tanto, dato che dicevano, non sapevo proprio giocare. In ogni caso non mi divertivo e sembrava che nessuno si divertisse con me.
A vederti era affascinante. “Ecco uno - mi son detto – con le idee chiare, gioca sul serio ( non per finta o per conquistarmi per poi farmi fare altre cose più “serie” ), e gioca anche niente male”.
Cominciavi a divertirmi.
Ti face toccare, insultare, imprigionare, uccidere, coccolare, curare, mi curavi, mi cercavi, mi facevi quasi sempre vincere e sempre ridendo contento, a volte mi sembravi quasi felice. E devo riconoscere che cominciavo a sentirmi felice anch’io. Ora mi sento soprattutto riconoscente. Voglio ringraziati perché sei riuscito a non farti mai distruggere da me. E con il sorriso sulle labbra mi hai dato la possibilità d’esser felice.
E poi la tua stanza ! Da fare invidia a tanti (e non solo bambini), giochi per tutti i gusti.
E il tuo gioco funziona. Lo hai scoperto fiero anche tu, che piano piano mi divertivo sempre di più a giocare, e sono contento di farti piacere, ance se mi rattrista un po’ il pensare che, proprio per questo, forse tra poco non ci vedremo più.
Insomma, perché continui a lamentarti perché li altri non sanno chi sei?
Certo i tuoi capi (i politici come li chiami tu) non sanno chi sei e dove metterti, ma di questo non me ne intendo e non so cosa dirti, tanto i politici non ascolterebbero mai un bambino !
Sarà anche vero poi, come ti lamenti spesso, che ti accusano di non avere una teoria chiara o una tecnica collaudata, e che ti trovi in difficoltà quando devi spigare cosa fai!
Ma, scusa l’ignoranza, perché non dici quello che veramente fai: che sai giocare con me? Hai paura che non sia abbastanza serio?
Ricerca pure, studia, vai a convegni, congressi, tavole rotonde, meeting; promuovi leggi, associazioni, sindacati. Se, queste cose, sono importanti per te falle pure, ma per favore, per me, sii semplicemente come sei !
Diventa pure serio, importante, con finalmente un’etichetta chiara sulla porta, prendi anche una grande scrivania col telefono come le persone importanti, (la pianta per favore no, lasciala agli altri importanti, te la romperei e mi dispiacerebbe), ma per piacere non perdere quello che ti fa così importante per me: continua a saper giocare!
Ricordati quello che mi hai insegnato:
Perché giocare sia una cosa seria, e perché essere seri possa non essere solo un gioco, bisogna saper fare tutto con gioco, anche le cose serie, ma nulla per gioco non è serio………….”

Ti voglio bene affettuosamente …………..